La rinnegata di Valeria Usala (2021)

La bella e intraprendente Teresa, moglie di Bruno Murru, vive nell’immaginario paese dell’entroterra sardo di Lolai e gestisce sia un emporio che una taverna. Per quanto instancabile, la signora Murru alla fine ha però dovuto assumere la giovane Rita per occuparsi dei tre figli mentre Bruno è ricorso a Tore come bracciante, per badare al bestiame e per vegliare su Teresa e i bambini in sua assenza. Maddalena ha otto anni e Francesco ne ha sei, mentre il piccolo Emilio è nato solo da poche settimane.

La rinnegata di Valeria Usala - cover

Teresa ha iniziato lavorando come serva dai Collu, famiglia di proprietari terrieri del luogo, finché all’età di diciotto anni ha conosciuto il minatore Bruno nella casa del suo padrone Vincenzo. Dopo essere rimasta incinta, Teresa avrebbe voluto sposarsi in chiesa, ma si è dovuta accontentare di un matrimonio civile visto che il parroco si è rifiutato di celebrare la loro unione per via dell’ateismo di Bruno.

Con i soldi della liquidazione di Bruno, i coniugi Murru hanno comprato un piccolo terreno e da lì è iniziata la loro fortuna, divenuta ben presto oggetto di invidia e maldicenza.

Gli uomini di Lolai al mattino amano riunirsi di fronte alla casa di Teresa solo per vederla, suscitando così la gelosia delle mogli che però non hanno alcuna intenzione di lasciare perché loro, al contrario di Teresa, sono sottomesse e ubbidienti.

Le donne, meno schiette degli uomini, si recano invece in chiesa dove da perfette ipocrite e in totale contrasto con l’autentico spirito cristiano inframmezzano le loro preghiere con parole di disprezzo per Teresa. Le donne di Lolai si limitano a essere mogli e madri e detestano Teresa per la sua volontà di distinguersi scegliendo la strada del profitto. L’unica voce fuori dal coro è l’anziana Maria, considerata da tutti la bruja, cioè la strega, del paese.

Rincasando, Maria passa per il ruscello e i ricordi la portano indietro di trent’anni, a quando era solo una quindicenne appena arrivata a Lolai. Trenta più quindici uguale quarantacinque… L’anziana Maria ha dunque solo quarantacinque anni? Pare sorprendente, eppure un tempo si invecchiava sicuramente prima.

I genitori di Maria lavoravano per il signor Collu, che aveva accumulato vari possedimenti grazie ai proventi della compagnia mineraria di cui era a capo.

Un giorno, mentre va a prendere l’acqua al ruscello, Maria si imbatte in un ragazzo di nome Vincenzo che ha due anni meno di lei e che scopre essere figlio dei nuovi padroni.

Vincenzo la guarda e le parla in modo sfacciato. Il signorino vuole solo approfittarsi della serva? Il giovane Vincenzo Collu è lo stesso uomo poi sposato con una certa Margherita per il quale anni dopo lavorerà l’ignara Teresa. L’attrazione tra Maria e Vincenzo sembra immediata e reciproca, ma il loro diverso status sociale non promette nulla di buono per la ragazza.

Vincenzo e Maria iniziano a frequentarsi di nascosto finché lei inizia ad avere la nausea e vomita davanti alla madre. Ovviamente è incinta. Ah, l’ignoranza è proprio una brutta bestia!

L’ingenua Maria crede che Vincenzo la sposerà, ma il ragazzo si lascia invece convincere fin troppo facilmente ad accettare il matrimonio combinato con Margherita, figlia di un amico del padre. Perché è tutto così prevedibile?

Maria mette al mondo una bambina e la chiama Teresa… Teresa la moglie di Bruno Murru è forse figlia di Maria la strega?

Ferita dal rifiuto dell’arrendevole Vincenzo, Maria preferisce dedicarsi ai lavori domestici delegando a sua madre la cura della neonata finché un giorno, vedendo Vincenzo ridere insieme alla sua promessa sposa, aggredisce l’ignara rivale e incalza lui a parole che però, in un’apoteosi di falsità e spregevolezza, la liquida come una semplice serva. Maria non può sopportare oltre e decide di abbandonare la casa dei Collu e una figlia che non sente sua.

Dopo aver camminato per un giorno intero, la diciassettenne Maria incontra un anziano pastore che le offre pane, formaggio e vino rosso. La ragazza lo segue fino a un paesino montano dove si offre di aiutare il parroco nelle faccende domestiche ricevendo in cambio vitto e alloggio.

Quasi due anni più tardi, colta dal rimorso, Maria decide di tornare a Lolai dalla figlia Teresa, ma per la bambina lei è solo una sconosciuta. Per di più, Margherita nel frattempo ha sposato Vincenzo ed è incinta. Vincenzo, ormai barbuto e irriconoscibile la spinge a terra, la schiaffeggia e la minaccia di morte mostrandole un coltello. Che reazione spropositata! Il porco ha forse paura che Maria racconti tutto alla sua signora panzona? Ecco cosa succede a restare zitti! Se Maria avesse spiattellato la verità a Margherita quand’era ancora una signorina, magari sarebbe riuscita a mandare a monte quell’odioso matrimonio di convenienza. Un essere spregevole come Vincenzo è meglio perderlo che ritrovarlo, ma non può farla franca. Deve soffrire, deve pagare. Un figlio si fa in due e l’unica vita rovinata non può essere solo quella della donna.

Terminato il flashback di Maria, la narrazione torna a seguire la vita della signora Murru, intenta a cucinare nella taverna mentre Rita serve ai tavoli. Da un po’ di tempo a Lolai lavorano due carbonai di un paesino montuoso al centro dell’isola, e uno di loro ha posato gli occhi su Teresa. Carlo pur sapendola sposata è così sfacciato da corteggiarla di fronte a tutti i clienti, non facendo che alimentare il fervore delle malelingue.

Quella stessa sera Bruno torna a casa dalla visita alla madre morente, ma il viaggio non ha fatto che aggravare la polmonite cronica di cui l’uomo soffre dai tempi in cui lavorava in miniera. Bruno esala l’ultimo respiro, preoccupato per la sorte che attende la moglie. Due giorni dopo viene celebrato il funerale e c’è già chi lo definisce un povero cornuto, addossando alla consorte colpe inesistenti.

Sei mesi dopo la morte di Bruno, l’imperterrito Carlo consegna una lettera a Teresa, al contempo infastidita e stuzzicata nella sua vanità. La donna però a malapena sa leggere e decide perciò di mostrare il foglio alla fidata amica Gavina.

È una dichiarazione d’amore, ma irruenta, spudorata e minacciosa. Carlo vuole che Teresa diventi sua moglie e che si decida in fretta, prima che lui perda la pazienza. I buoni presupposti del futuro femminicida ci sono tutti, direi.

Teresa non sa che fare con Carlo e Gavina allora le consiglia di ignorarlo, ma di respingerlo con fermezza qualora dovesse insistere. Teresa non è però così sicura di riuscire a non cedere.

Carlo, nel frattempo, si è rivolto persino al parroco, promettendogli una generosa offerta qualora fosse riuscito a convincere Teresa ad accettare la sua proposta di matrimonio.

Fallito anche il tentativo di persuasione dell’avido don Giuseppe, Carlo prova a violentare Teresa nella taverna, ma la sua ignobile azione è fortunatamente interrotta dal sopraggiungere del fidato tuttofare Tore.

A questo punto, la narrazione accelera bruscamente e il temuto tragico epilogo arriva fin troppo in fretta.

Dopo nove giorni di pioggia incessante, il sole torna a far capolino su Lolai e l’intero paese si reca a messa. Vedendo anche Teresa, lo spregevole don Giuseppe ne approfitta per indirizzare contro di lei la sua predica. Teresa ha tutti gli occhi puntati addosso e allora avanza verso il parroco, sputa in terra e se ne va.

Il resto del paese, invece, dopo la celebrazione raggiunge la foresteria, per partecipare al pranzo comunitario organizzato dai tre carbonai e annunciato dal parroco. Tommaso, infervorato dal socialismo di tziu Lodde, aveva avuto quell’idea qualche settimana prima, spinto da un’esigenza di adozione che il paese sembrava pronto a concedergli.

Mentre alcune donne sparlano di Teresa, Tommaso si intromette dicendo che è proprio quello l’argomento che devono affrontare e chiama con un fischio Carlo e Giovanni che, udendo il segnale, radunano tutti i presenti davanti a Tommaso che inizia quindi a parlare. Sciaguratamente, il capitolo si conclude repentinamente qui, con una cesura netta come un taglio d’accetta. Qual è il contenuto dell’arringa di Tommaso?

Carlo si introduce nottetempo in casa di Teresa insieme ai compagni di lavoro Tommaso e Giovanni, grazie alla finestra lasciata appositamente aperta dall’ingrata Rita, stipendiata da Teresa come cameriera e bambinaia, ma con la mente obnubilata dal fidanzato Giovanni.

I compaesani sentono dei rumori, ma non alzano un dito per aiutare l’invidiata Teresa, più bella e ricca di tutte ma disprezzata per non essersi limitata a essere moglie e madre. Ma cosa sanno esattamente? E cosa sperano di ottenere?

Carlo colpisce furiosamente Teresa di fronte agli occhi della figlia maggiore Maddalena. Il carabiniere Efisio conterà ben trentadue coltellate.

Uno dei complici spara a Tore e l’altro ha una sacca piena. Il primo pare essere Tommaso e il secondo Giovanni. Sono riusciti a mettere a segno il furto? Tore muore? Avrei preferito una narrazione più esplicita.

Tommaso e Giovanni raggiungono Carlo e il primo intima all’ultimo di fuggire. Maddalena riconosce Tommaso che allora la ferisce a un braccio con il coltello di Carlo e la minaccia affinché non racconti nulla. Maddalena non risponde, ma il suo sguardo dice che non tacerà.

L’autrice paragona il coraggio sfrontato della bambina a quello della madre, ma io non riesco proprio a farmi andare a genio Maddalena, ben ricordando l’episodio in cui la madre le dice di prendere due monete per farsi riempire una bottiglia di latte. Cosa fa l’ingorda Maddalena alla vista del tesoro di famiglia, una botte da oltre duecento litri riempita per due terzi con monete d’oro? Invece di afferrare solo due monete, ne trafuga altre quattro che le cadono poi inavvertitamente mentre paga il latte a Tonio, suscitando la curiosità dell’uomo al quale scioccamente conferma che la sua famiglia ha molto altro denaro ben nascosto in casa. Maddalena va via con il latte, ma poco dopo arrivano Elio e don Giuseppe e Tonio spiffera tutto.

Quel che è certo è che Teresa esala l’ultimo respiro tra le braccia della bruja Maria che finalmente le rivela di essere sua madre. All’ultimo istante, non uno prima, come il disinnesco di un ordigno nella trita sceneggiatura di un film d’azione.

Venticinque anni dopo, Maddalena incarica il figlio Minuccio di consegnare una cesta con pane e vino a Giovanni, appena tornato in paese dalla prigione.

Ma chi ha cresciuto Maddalena e i suoi due fratelli dopo l’assassinio della madre? Anche Carlo e Tommaso finiscono meritatamente in galera come Giovanni? E perché Maddalena decide di aiutare quest’ultimo dopo che ha scontato la sua pena? Le è bastato davvero così poco per perdonarlo? Diciamo che questo finale conciliante e buonista dopo tanta ferocia poteva tranquillamente essere evitato.

Mettere nero su bianco gli anni in cui si svolgono le vicende narrate, ispirate a fatti realmente accaduti per ammissione della stessa autrice, avrebbe inoltre giovato alla contestualizzazione dell’opera.

La rinnegata è tutto sommato un bel romanzo, ma troppi interrogativi restano aperti. Il finale meritava sicuramente maggiore chiarezza e approfondimento.

Voto: 3 su 5

Questa voce è stata pubblicata in italiano, libri e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a La rinnegata di Valeria Usala (2021)

  1. Pingback: Un anno di libri 2021 – A Year of Books 2021 | Consuelo Murgia

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.