Le pause della vita di Maria Messina (1926)

Nessuno è perfetto

Nessuno è perfetto in questo avvincente romanzo così potentemente realistico.

Tina è una donna dispotica ed egoista che soffoca le ambizioni dei familiari, ma anche il marito Ubaldo ha le sue colpe. Non c’è un lavoro che gli garbi, a parte dipingere cartoline e calendari e costruire giocattoli di legno, dalla cui vendita ricava però ben poco. Bello mio, va bene inseguire i propri sogni, ma se non ci si campa, allora bisogna ahimè accantonarli.

Ubaldo, oppresso dai rimbrotti della moglie, emigra in Francia insieme a un amico. Invece di assumersi le sue responsabilità fugge. Un perfetto codardo capace di abbandonare persino i figli per non fare più ritorno.

Di questa famiglia allargata fa parte anche Federigo, fratello maggiore di Ubaldo, impiegato delle poste e scapolo. L’uomo si sente responsabile della fuga del fratello, perché non è stato in grado di responsabilizzarlo e così decide di restare a vivere con la cognata e i nipoti.

Tina, ovviamente, se ne approfitta. Fa indebitare il cognato con un usuraio perché si è incapricciata di una casa di campagna che le ricorda quella dei nonni. Un bel calcio nel sedere si sarebbe meritata! Vuoi la casa? Compratela da sola, cara Tina! Vai a lavorare come si deve, perché se tutti come te si limitassero alle faccende domestiche di casa propria, nessuno li racimolerebbe i dindini.

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Ma Federigo è un fesso, un debole e si rovina la salute per la cognata. Dare tanto senza chiedere niente. Martirizzarsi così per un’ingrata. Inconcepibile. Indubbiamente, Federigo si merita la sventura per la sua stoltezza, eppure rimane pur sempre un’ingiustizia.

Tina tratta con freddezza i contadini al suo servizio, come se lei fosse invece una gran signora, però poi critica la figlia Paola che vuole seguire la moda pur essendo povera. Ah, le contraddizioni della vita! Anche la povertà in fondo è relativa. Se Paola è povera, allora i contadini cosa sono?

Carlo è il fratello di Paola, nonché figlio prediletto di sua madre Tina. Il giovane frequenta l’università, dove studia medicina finché non scoppia la Grande Guerra ed è richiamato al fronte.

Paola, al contrario, non arriva nemmeno al diploma. Cara mia, va bene che tua madre ti odia, però tu pure ci metti il carico da somarella facendoti bocciare ripetutamente. L’idea di lavorare come maestra non ti allettava, e ti capisco, ma nella vita bisogna pur fare qualcosa di concreto. Tu, invece, piuttosto che impegnarti nello studio te la passavi a invidiare le compagne più ricche che andavano al cinematografo! Ma pensa invece a chi la giornata la passa a zappare! E anche oggigiorno, oltre un secolo dopo, non è che tutti abbiamo la domestica!

Una sera Federigo si corica tremando, dopo aver già avvertito un malore al lavoro, e non si risveglia più. Il pover’uomo crepa senza essere nemmeno riuscito a godersi la pensione, sfiancato dai debiti e dal lungo tragitto a piedi quotidiano, dalla campagna alla città e viceversa. E tutto per colpa del capriccio di Tina e le sue aspirazioni da signorotta campestre, ricordiamolo. Assassina!

Con la morte dello zio, dipendente modello, e la gran quantità di uomini partiti per combattere, Paola riesce a ottenere un impiego precario alle poste, ma invece di socializzare con le colleghe, preferisce leggere un romanzo in inglese e dilettarsi nella sua traduzione in italiano.

Finito il turno, prima di incamminarsi verso casa, è solita incontrare Matteo, che conosce dai tempi della scuola e con il quale ha intrapreso una casta relazione segreta. Il giovane la vorrebbe sposare, ma deve prima concludere i suoi studi universitari in un’altra città. Matteo è determinato, Paola molto meno. La loro relazione sopravvivrà alla distanza?

La guerra volge al termine, ma Carlo non torna. Lavora in un ospedale di Milano e delude la madre sposando Piera, una ragazza senza dote.

Tina salda il debito del cognato Federigo, ma Paola perde il suo impiego alle poste perché i reduci hanno la precedenza sulle donne. Matteo le scrive e lei non gli risponde, poi però si lamenta fra sé e sé della crescente freddezza delle sue lettere. Paola mia, tu non sei normale!

Dopo due anni di lontananza, Carlo ottiene un posto nell’ospedale della città vicina alle campagne di San Gersolè dove vivono la madre e la sorella. Nel frattempo ha avuto un bambino che ha chiamato Ubaldo come suo padre. La moglie Piera ha la cameriera in casa e tratta suocera e cognata con altezzosa freddezza.

Un giorno Paola, accompagnando una delle contadine a vendere le uova, conosce un pittore che sta ridipingendo gli affreschi di una villa della zona. La giovane è felice di scambiare due chiacchiere con lui, evadendo così dalla trita monotonia della sua vita appartata.

Lo incontra nuovamente per caso durante una passeggiata e poi di proposito le volte a venire. Tito Campi la seduce facilmente, troppo forte è il desiderio di Paola di dimenticare la madre e la casa, salvo poi rinsavire e correre via dopo il suo unico rapporto con il pittore.

Paola non torna più nel bosco. Si sente umiliata e sa di non amare quell’uomo. Ma allora perché lo hai fatto, Paola? La verità è che sei solo una ragazza annoiata che si è scavata la fossa da sola.

Dopo essersi resa conto di essere rimasta incinta, Paola decide di scrivere a una sua amica di scuola che vive a Firenze, senza però rivelarle il suo stato, e Maria Granelli immediatamente la invita come chiestole.

La signora Tina, severa come sempre, non vuole che sua figlia viaggi da sola in treno. Paola allora, disperata, tenta di togliersi la vita con la rivoltella del fratello.

La madre furibonda esige spiegazioni, ma Paola riesce ad alludere alla sua condizione solo parlando con Carlo.

La gravidanza di Paola sconvolge la sua famiglia. La signora Tina ha un attacco cardiaco mentre Carlo e la consorte sono unicamente preoccupati per la loro reputazione.

Matrimoni riparatori non sono possibili. Carlo si è informato e il pittore forestiero ha già moglie e figli a Roma. Non resta che mandare via Paola, prima che la gente mormori. Carlo accompagnerà perciò la sorella dalla sua amica a Firenze.

Maria Granelli ha una bella casa e suo marito Giovanni è un avvocato. Carlo però le ha detto che Paola è incinta e ora Maria deve trovare il modo di allontanare l’amica prima che la gente inizi a parlare e così le trova una stanza in affitto.

Maria la capisco, le sbolognano l’amica incinta a tradimento e lei in fondo le fa già un gran favore mostrando la sua traduzione al marito che, grazie alle proprie conoscenze, la fa pubblicare, riuscendo lì dove Paola aveva fallito, quando aveva atteso invano la risposta dell’editore a cui aveva scritto.

Purtroppo è questa la triste verità: oggi come ieri, il talento spesso non basta.

Ripresasi dall’infarto, la signora Tina si ostina a tornare a San Gersolè per sorvegliare il lavoro dei contadini di cui ha sempre diffidato, ma soprattutto perché quello è l’unico luogo che la rende felice.

È infastidita per la damigiana d’olio che Carlo ha mandato alla Granelli per disobbligarsi, oltre a una botticina di vin santo e un sacchetto di farina dolce. Vecchia spilorcia! Hai mollato la patata bollente a un’altra persona e nemmeno ti vuoi sdebitare. Tua figlia sarebbe dovuta restare a casa con te, in quella dimora campestre che piace solo a te e in cui tu l’hai fatta crescere isolata dal mondo. Ma no, bisognava proteggere la reputazione del tuo figlio dottore!

Tina, Tina, avresti dovuto pensarci prima a Paola! Cosa volevi? Tenertela come badante per la vecchiaia? Non hai mai provato a trovarle un marito o un nuovo lavoro. Non ti sei curata a dovere del suo avvenire.

E sei pure convinta di non esserti mai appoggiata agli altri e di aver fatto sempre tutto da sola. Ti sei già dimenticata di tuo cognato? Con quali soldi hai comprato casa e terra?

Ma adesso stai per scontare i tuoi peccati, Tina. Il tuo adorato Carlo vuole vendere la tua proprietà di San Gersolè.

Carlo vorrebbe che sua madre si trasferisca definitivamente a casa sua, ma Tina si ostina a fare avanti e indietro finché torna con la febbre. Si è presa la polmonite e, con il suo cuore già indebolito, l’esito non potrà che essere fatale.

Carlo manda a chiamare il parroco, ma Tina non trova peccati nella sua coscienza! Ostinatamente cieca fino all’ultimo respiro!

Paola ha perso il bambino, la sua traduzione è stata pubblicata e, appena saputo della morte della madre, lascia Firenze.

Piera, ritenendo che Paola non amasse Tina, è seccata e sorpresa dalla visita della cognata. Paola trova Piera imbruttita e sformata dalla nuova gravidanza, ma sa che lei non deve vergognarsi del suo stato.

Sì, Piera non si è scioccamente concessa al primo pittorucolo incontrato per caso, ma fatto sta che resta comunque una spocchiosa vacca il cui unico compito nella vita sembra quello di sfornare i figli del dottore, come se fosse la consorte di un sovrano a cui deve assicurare la discendenza.

Sia Carlo che Piera vogliono sapere che intenzioni abbia Paola. Partire o restare? Carlo vorrebbe vendere il podere, ma se Paola decidesse di restare avrebbe una piccola rendita sicura.

Paola preferisce andarsene e trovarsi un lavoro. In fondo, la campagna non le era mai piaciuta e adesso, senza la madre, è finalmente libera.

Carlo non la trattiene. Anche lui, come la moglie, è stanco di occuparsi della sua vecchia famiglia. Ma potevi restartene direttamente a Milano, dottorino viziato dei miei stivali!

Paola torna a Firenze. Le vendite della sua traduzione vanno bene e l’editore le affida un altro romanzo inglese da tradurre. Dovrà lavorarci la sera, perché di giorno dà lezioni private. Stavolta non sarà come la prima, perché c’è una scadenza da rispettare e non potrà gingillarsi per anni con lo stesso libro. Eh, Paola! Tu ti impensierisci, ma c’est la vie! Così è il lavoro!

Matteo, il suo vecchio amore, ora vive anche lui a Firenze dove ha un impiego come professore di ginnasio e abita con la madre e la sorella che sicuramente dipendono economicamente da lui. Giacomina, la sorella, vorrebbe anche scegliergli la moglie. Parassita invadente!

Matteo ha scoperto che Paola è in città e la va a trovare nella pensione in cui abita. Lui è ancora bello come un tempo, mentre Paola è già sfiorita, ma lui l’ama ancora ed è finalmente pronto a sposarla.

Matteo promette di tornare l’indomani, ma Paolina sparisce prima. Abbandona tutto di punto in bianco, lezioni e traduzione e si fa suora! E tutto questo per non dover affrontare di nuovo Matteo, al quale sa di non poter mentire, ma a cui non ha il coraggio di dire la verità e cioè confessare i suoi momenti di debolezza con il pittore.

Masochismo puro! E qualche frustata non ce la mettiamo, Paolina? Visto che ti piace tanto flagellarti!

La verità è che sei una codarda, un’insicura e un’introversa rovinata da una madre egoista e autoritaria e una morale fondata sul peccato che ti fa sentire peggio di un’assassina.

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